La ginecologia è una branca della medicina che si occupa talvolta della fisiologia, ma soprattutto della patologia inerenti all’apparato genitale femminile. È il corrispettivo dell’andrologia, la scienza che si occupa invece della fisiologia e delle disfunzioni dell’apparato riproduttore e urogenitale maschile.

Pap test

Il Pap Test o Test di Papanicolau, dal nome del suo inventore, è il più importante test di screening in campo ginecologico. E’ un esame citologico che indaga le alterazioni delle cellule della portio e della cervice uterina permettendo una diagnosi precoce dei tumori di queste porzione di organo. Fornisce anche informazioni importanti sullo stato ormonale oltre ad evidenziare la presenza di alcuni e infezioni virali, batteriche e micotiche. L’esame si esegue prelevando materiale cellulare dal collo dell’utero attraverso una spatola detta di Ayre ed un piccolo spazzolino per detto citobrush per la componente endocervicale. le cellule vengono quindi strisciate su un vetrino per l’esame di laboratorio.. le cellule vengono quindi colorate secondo il metodo di Papanicolau ed esaminate al microscopio da un citologo o patologo che provvederà a stilare un referto. I referti si riferiscono ad una classificazione mondiale , quella del Sistema Bethesda e sono riportati nel modo seguente:

  • Negativo – Non evidenza di lesione intraepiteliale o neoplastica
  • LSIL – lesione squamosa intraepiteliale di basso grado, comprendente HPV/displasia lieve, CIN1
  • HSIL – Lesione squamosa intraepiteliale di alto grado, comprendente displasia moderata e grave,carcinoma in situ / CIN2, CIN3
  • AIS – Cellule ghiandolari sospette per adenocarcinoma in-situ del collo dell’utero
  • Carcinoma – Cellule di carcinoma squamoso
  • ASC-US – Cellule squamose atipiche, non ulteriormente classificabili
  • ASC-H – Cellule squamose atipiche, non si esclude una HSIL
  • AGC – Cellule ghiandolari atipiche, specificando se endometriali, endocervicali, ghiandolari o non altrimenti specificate
  • Adenocarcinoma – endocervicale, endometriale, extrauterino o non altrimenti specificato
  • CTM – Cellule tumorali maligne non altrimenti specificabili

Il prelievo dev’essere effettuato lontano da rapporti sessuali, dalle mestruazioni, dall’impiego di lavande vaginali, ovuli o candelette. L’esame può essere effettuato anche durante la gravidanza. In base alle linee guida europee e della Commissione Oncologica Nazionale, nella fascia di età compresa tra 25 e 65 anni sarebbe opportuno effettuare il test almeno ogni tre anni. Negli Stati Uniti si esegue ogni 12 mesi.

Pap Net

Il pap Net è un pap test che si esegue sullo sviluppo della citologia in fase liquida e si avvale per la lettura di un un sistema computerizzato che prescinde dall’occhio clinico del laboratorista e consente una maggiore precisione. Infatti secondo Leopold Koss, il patologo americano che ha presentato in Italia il nuovo sistema, la lettura al computer permette di ridurre di un terzo i falsi positivi, cioè i casi in cui cellule normali vengono scambiate per cellule neoplastiche. Con il vecchio sistema questi errori variavano dal 5 al 10 per cento a seconda del laboratorio.

Colposcopia

La colposcopia si esegue quando sono presenti delle anomalie al pap test o al pap net. Si effettua grazie ad uno strumento chiamato colposcopio che altro non è che un microscopio che ingrandendo il collo dell’utero permette di esaminarlo più da vicino e quindi evidenziare lesioni sospette non visibili ad occhio nudo. La colposcopia è una procedura indolore che si esegue ambulatorialmente. Uno strumento chiamato speculum viene inserito in vagina per divaricarne le pareti e raggiungere così visivamente il collo dell’utero. Questo viene pennellato con una soluzione di acido acetico diluito e un liquido iodato chiamato Lugol per evidenziare qualsiasi modificazione anomala. E’ possibile prelevare anche piccoli campioni di tessuto (biopsie)che vengono inviate in laboratorio per l’esame istologico. Si può verificare un piccolo sanguinamento dopo la procedura.

Ecografia Pelvica

L’ecografia pelvica permette di studiare gli organi genitali femminili interni (utero, tube, ovaie) fornendo informazioni sulla fisiologia e sula patologia a partire dall’anatomia, per proseguire con la funzionalità e l’eventuale valutazione dei risultati di terapie mediche e chirurgiche ed, infine, rappresenta la principale metodica di monitoraggio delle terapie per la fertilità.

Nell’ecografia pelvica addominale, che si esegue a vescica piena, la sonda ecografica viene appoggiata sull’addome ed emette un fascio di ultrasuoni che incontrano le strutture anatomiche emettendo un segnale di ritorno diverso a seconda della loro natura e densità, generando su uno schermo un’immagine che rappresenta gli organi attraverso diverse gradazioni di grigio. Si tratta di un esame privo di rischi, non doloroso, di esecuzione relativamente semplice ed economica, con risultato immediato.

Le immagini possono essere fotografate e videoregistrate al fine di fornire un’esauriente documentazione a corredo del referto.

Nell’ecografia pelvica trans vaginale, che si esegue a vescica vuota, la sonda ecografica viene inserita in vagina, ma il metodo di funzionamento è lo stesso. Questa metodica non può essere utilizzata nelle pazienti virgo o in quelle affette da vaginismo o nelle pazienti anziane che non hanno più rapporti sessuali. I quadri evidenziabili dall’esame ecografico di più frequente riscontro abbiamo:

  • Le malformazioni uterine (agenesie ed ipoplasie), uteri setti, bicorni, bicolli
  • Le anomalie di posizione
  • Patologie di tube ed ovaie (cisti ovariche e paraovariche, neoplasie, endometriosi, gravidanze ectopiche, sactosalpingi).
  • La patologia benigna e maligna dell’utero (fibromiomi, sarcomi)
  • Le patologie endometriali (iperplasia, polipi, neoplasie)

Ecografia 3D e 4D

L’utilizzo dell’ecografia 3D e 4D è utile per valutare e misurare malformazioni della cavità uterina come ad esempio un setto. Questo può così evitare il ricorso a metodiche diagnostiche maggiormente invasive, come l’isteroscopia.
Doppler velocimetria o flussimetria dele arterie uterine

La doppler velocimetria o flussimetria delle arterie uterine è un’esame ecografico che suò essere eseguito al di fuori della gravidanza quando esistono problemi di infertilità. La doppler velocimetria o flussimetria delle arterie uterine misura infatti la resistenza al flusso sanguigno dei vasi ed in questo caso dei vasi uterini, esistendo una relazione più o meno forte con l’aumento delle resistenze e l’infertilità, la poliabortività e il fallimento dell’impianto nelle tecniche di procreazione medicalmente assistita. La terapia consiste nel somministrare farmaci che, fluidificando il sangne , riducono queste resistenze.
Sonoisterografia e Sonoisterosalpingografia

La sonoisterografia o sonoisteriosalpingografia è un esame ecografico che permette lo studio accurato ed indolore della cavità endometriale. La sonoisterografia o sonoisteriosalpingografia viene eseguita con l’utilizzo di un sottile catetere sterile monouso che viene posizionato all’interno del canale cervicale. Tramite il catetere si inseriscono nella cavità uterina alcuni millilitri di soluzione fisiologica medicata , con antibiotico e cortisonico, che consente, mediante ecografia transvaginale, di visualizzare eventuali patologie presenti all’interno della cavità (polipi endometriali, miomi uterini sottomucosi, setti uterini). Attraverso una sonda ecografica transvaginale si osserva se il liquido fuoriesce dalle tube. Oltre alla pervietà tubarica è possibile valutare anche la presenza di polipi, miomi e patologie uterine endocavitarie. La sonoisterografia o sonoisteriosalpingografia dura mediamente 15-20 minuti. Grazie alle piccole dimensioni ed alla flessibilità del catetere, la sonoisterografia risulta pressochè indolore nella quasi totalità delle pazienti consentendo di evitare indagini diagnostiche più invasive e quindi dolorose (es. isteroscopia). Il momento migliore per effettuare la sonoisterografia è rappresentato dai primi giorni dopo la cessazione delle mestruazioni.

Isterosalpingografia

L’isterosalpingografia è una metodica contrastografica che consiste nell’opacizzazione della cavità uterina e delle tube mediante l’introduzione di un mezzo di contrasto radiopaco. Consente di diagnosticare le malconformazioni uterine, di evidenziare sinechie, polipi e fibromi e di verificare la pervietà tubarica. Si tratta di un esame morfologico ma non di tipo funzionale e non consente la valutazione dell’integrità fisiologica tubarica. Si esegue attraverso l’introduzione di un catetere fornito di una coppetta o di un palloncino gonfiabile che permette l’ancoraggio del catetere stesso alla cavità uterina. Successivamente viene introdotto un mezzo di contrasto iodato che, con radiogrammi sequenziali, permette di valutare l’opacizzazione di cavità uterina e tube , oltre all’eventuale spandimento del mezzo di contrasto nella cavità peritoneale. Se eseguito correttamente l’esame risulta pressochè indolore e scevro da rischi, purchè vengano preventivamente eseguiti tamponi vaginali per identificare infezioni che potrebbero propagarsi attraverso questo esame in tutta la pelvi e determinare la Malattia Infiammatoria Pelvica

Isteroscopia

L’isteroscopia è utilizzata per l’esame della cavità uterina e prevede il passaggio di un piccolo strumento a fibre ottiche (l’isteroscopio) attraverso il canale cervicale fino a visualizzare l’intera cavità. L’isteroscopia risulta il più affidabile per la valutazione delle patologie endocavitarie quali miomi, polipi, setti completi e anche subsetti che a volte non vengono evidenziati dalle precedenti metodiche ma che risultano essere importanti nell’infertilità femminile.

La Isteroscopia è una procedura che può essere puramente diagnostica e quindi eseguibile anche in ambulatorio, oppure chirurgica allo scopo di risolvere una patologia dell’utero. Attraverso l’isteroscopio è infatti possibile vedere all’interno dell’utero ed individuare alterazioni e patologie che sfuggono alla normale visita ginecologica. Sempre tramite l’isteroscopio, è possibile intervenire chirurgicamente per rimuovere le patologie evidenziate.

L’isteroscopio è un tubo lungo, rigido e sottile (circa 1/2 cm di diametro) dotato di fibre ottiche, attraverso cui viaggia la luce, che permette la visione degli organi interni. Attraverso altre componenti connesse all’isteroscopio, è possibile eseguire dei veri e propri interventi chirurgici, come ad esempio prelievi bioptici od asportare lesioni presenti all’interno della cavità uterina.

La isteroscopia diagnostica è consigliata in tutti i casi in cui possa essere utile osservare l’interno della cavità uterina. Pertanto le più importanti indicazioni sono rappresentate dal sanguinamento anomalo a quanlunque età, ma specialmente nel periodo peri e post-menopausale. In questi casi l’isteroscopia è in grado di evidenziare con precisione la causa del sanguinamento; la biopsia endometriale, ovvero il prelievo di una piccola parte di mucosa per l’analisi istologica, è necessaria in circa il 40% dei casi. L’altra indicazione fondamentale all’isteroscopia è la infertilità in cui l’esame permette di esplorare il canale cervicale e la cavità uterina alla ricerca di una patologia che impedisca o renda comunque difficile il verificarsi della gravidanza.

Generalmente l’isteroscopia diagnostica si esegue senza alcun tipo di anestesia in ambulatorio. Solo in alcuni casi di stenosi del canale cervicale è necessario ricorrere alla anestesia ed alla dilatazione del canale cervicale. Invece la isteroscopia chirurgica necessita in ogni caso di anestesia. Può essere utilizzata sia l’anestesia locale, loco-regionale o generale a seconda delle esigenze o delle richieste.

La isteroscopia diagnostica presenta vantaggi indiscutibili in quanto è l’unica tecnica che permette la visione diretta dell’interno della cavità uterina e pertanto risulta insostituibile in molte condizioni patologiche che affliggono la donna. La isteroscopia chirurgica è consigliata perchè presenta notevoli vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale: la visione dell’interno del canale cervicale e della cavità uterina è perfetta, addirittura migliore che in chirurgia tradizionale, infatti l’accesso chirurgico è molto difficile e richiede l’apertura dell’addome e addirittura dell’utero.

Al contrario con questa tecnica non vi sono cicatrici esterne o interne; inoltre la non apertura dell’addome riduce il trauma sugli organi pelvici e quindi favorisce la ripresa funzionale. Il decorso post-operatorio è molto più rapido e con scarso dolore, la degenza è limitata a 1-2 giorni e anche la convalescenza è molto più breve con più rapida ripresa delle normali attività lavorative e sociali.

Prenota